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La forzata permanenza in casa di milioni di giocatori d'azzardo abitudinari quanto già influisce sulla propensione a rischiare denaro e a bruciare tempo? Paradossalmente in giorni contrassegnati da abbondanza di lunghe ore, da spendere senza una finalità pratica centrale, cosa succede? Quale nuova collocazione avranno i pensieri dell'azzardo negli spazi e nell'alternarsi di immaginazioni in chi, fino a poche settimane fa, versava tutto quanto a disposizione (oltre a ciò che poteva farsi prestare), al gioco d'azzardo?
Cominciamo già a osservarlo ora, perché naturalmente un "laboratorio" siffatto non si ripresenterà (per fortuna) ma sarebbe un peccato non utilizzare la dura necessità dell'"Io resto a casa" per non trarne preziosi insegnamenti: anche quelli riguardanti le inflazionata e perniciosa espansione del gambling in Italia. Sull'altro fianco, scorre un quesito forse parallelo. Cosa ne è delle terapie per uscire dalla patologia, cioè da quella condizione che oggi i clinici denominano "Disturbo da gioco d'azzardo"? C'è l'esigenza della continuità delle cure, certamente. Ma sorge anche un domanda circa la disposizione nel cercare le cure da parte delle persone sofferenti di tale "disturbo". Rolando De Luca, vero pioniere e maestro in quel di Campoformido sull'aiuto terapeutico ai giocatori d'azzardo sofferenti con i loro familiari, ci ha riferito di un paradosso. Egli ha seguitato a mantenere in attività i suoi gruppi di terapia, svolgendo regolar sedute: online, quindi a distanza forzata, con 20-25 persone collegate da casa, grazie a una delle piattaforme di videoconferenza. Ecco il paradosso. la terapia gli risulta persino più efficace e coinvolgente! Sarà per il riguadagnato silenzio, o per la collocazione ambientale del messaggio terapeutico e dell’interazione (la propria casa, è ovvio). Sarà la prossimità dei familiari, o dipenderà da altri fattori da mettere a fuoco. Ma al netto di tali quesiti aumentano i progressi. Che per De Luca significano non tanto “remissione del sintomo” (in pratica, astinenza dall’azzardo), ma salute nel significato integrale: completo stato di benessere, fisico, psichico e relazionale. Il ritorno a un equilibrio esistenziale, insomma. Ecco il paradosso ulteriore: la reciprocità collettiva, la mutualità che gli italiani stanno vivendo, pur nelle costrizioni e nelle paure di queste settimane, si offrono quali ulteriori ingredienti per rinforzare l’opera del terapeuta, affinché sia restituita alla persona dipendente dall’azzardo la sovranità sulla sua esistenza. Riguadagnata alla qualità dei rapporti tra le persone, e di ciascuno con se stesso. Insomma, ci spinge ad osservare, insieme al lento ritorno all’essenziale, in molti che lo hanno visto oscurato dall’intrusione della patologia dell’azzardo, come si presenta un segno - eloquente per tutti, com’è ovvio, quindi non solo per ex malati d’azzardo- di spontanea, limpida preparazione alla Pasqua. Come un preannuncio di Resurrezione. |